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Mistretta sorge su un crinale di un rilievo a circa 925 metri di altezza ed è dominata da una rocca detta "Castello". Probabilmente di origine fenicia, come fa pensare l'antico nome della cittadina Matastra (città di Astarte), Mistretta venne menzionata dallo stesso Cicerone e godette, in epoca romana, di tutti i privilegi municipali. In epoca normanna Ruggero la diede in feudo al Monastero di SS.Trinità di Mileto calabro e Guglielmo il Malo la concesse, a sua volta, a Matteo Bonello nel 1160. Sotto l'impero di Federico II di Svevia, Mistretta ebbe il titolo di città imperiale ed assunse notevole importanza. Durante l'epoca spagnola vi fiorirono le lettere e le arti e il re Alfonso le diede la qualifica di città demaniale. Venduta nel 1632 a Gregori Castelli, conte di Gagliano, Mistretta venne riscattata l'anno seguente dagli abitanti. Sotto il dominio borbonico iniziò la lenta ma progressiva ripresa in tutti i campi, dalle attività commerciali ed industriali alla pastorizia e all'agricoltura.
Ancora oggi l'agricoltura (uva, ulivi, agrumi) e l'allevamento di ovini e bovini rappresentano le attività prevalenti mentre, l'artigianato è presente in piccole botteghe dove si eseguono ancora lavori in ferro battuto, in legno e in vimini. Esiste inoltre anche la lavorazione artigianale della ceramica e del marmo. Una importante fonte di reddito potrebbe essere rappresentata dal turismo al cui decollo l'immenso patrimonio storico-artistico, la suggestiva bellezza del paesaggio boschivo nonché il richiamo offerto dalle numerose feste folcloristiche (la "Calivaccata", la festa dei Giganti etc.) contribuiscono notevolmente.