Cenni storici

Cenni storici

Pubblicato il:

24 agosto 2007

Ultima revisione:

27 aprile 2016

 

La ripartizione della Sicilia a fini amministrativi in circoscrizioni territoriali risale alla più lontana antichità. Anche la denominazione di "provincia" è assai remota e viene usata già dai Romani per qualificare i territori extra italici che via via vengono da loro conquistati; in tal senso la Sicilia già nel II secolo a.C. costituisce una delle più importanti "province", quantomeno per le sue inesauribili possibilità di fornire alla Capitale ogni genere di prodotti agricoli, e principalmente grano. Come ogni altra circoscrizione similare, anche la Sicilia è governata, in età repubblicana, da un Pretore, il quale è tenuto ad applicare la specifica "lex provinciae" che per la Sicilia era la "lex Rupilia".

Questa disponeva, tra l'altro, anche la suddivisione dell'Isola in varie circoscrizioni più piccole, tanto a fini amministrativi quanto giudiziari. Nel loro ambito Messina, città tradizionalmente fedele a Roma, godeva di una certa autonomia ed esercitava la propria influenza in un ambito territoriale che andava - già allora - ben oltre il territorio di Mylae, l'attuale Milazzo, primo nucleo di quell'area che nei secoli successivi sarà sempre considerata di pertinenza della città dello Stretto e che, in tempi recenti, diverrà l'attuale provincia messinese. Nel corso dell'occupazione araba, viene modificato l'assetto dell'isola in tre circoscrizioni, chiamate "valli": nascono così la Val di Mazara (che comprendeva quasi tutta la zona occidentale), la Val di Noto (la zona sud-orientale) e la Val Demone (la parte nord-orientale), destinate a sopravvivere per quasi un millennio, cioè fin quando saranno adottate le odierne denominazioni delle circoscrizioni territoriali, fra cui quella di "provincia".

L'ambito di Val Demone, di cui Messina costituiva il principale centro urbano, comprendeva verso sud l'intera regione etnea con Catania, e si estendeva verso ovest fino a comprendere tutto il territorio di Cefalù. Successive revisioni del territorio compreso nel "Val Demone", non valsero a travolgere la tripartizione della Sicilia e sancirono, via via nel tempo, i confini che ancor oggi definiscono l'attuale provincia messinese. La Costituzione borbonica del 1812, voluta sostanzialmente dagli Inglesi, impone a Re Ferdinando - tra l'altro - una più razionale ripartizione del territorio dell'Isola, il quale viene suddiviso in 23 "distretti" o "comarche". Negli anni successivi, fra il 1815 ed il 1825, il governo borbonico modifica profondamente tale ordinamento, ripristinando in un primo tempo le tradizionali tre "valli" e quindi - mediante il loro ridimensionamento - creandone altre quattro. In tale contesto il "Vallo di Messina", mediante la perdita della regione etnea (che viene a costituire il "Vallo di Catania") e di quella di Cefalù (incorporata nel "Vallo di Palermo"), acquista la fisionomia dell'attuale provincia. Il "vallo" (o "valle" o "provincia") di Messina era suddiviso in quattro distretti (Messina, Mistretta, Patti e Castroreale) ed aveva una popolazione che dalle 236.632 unità del 1798 era cresciuta a 380.279 nel 1852.

I Comuni della provincia messinese erano all'epoca 95 e Messina registrava la presenza di circa 105.000 abitanti. Nel 1818 il primo "intendente" del "vallo" di Messina fu Benedetto Maria Trigona, barone di Mandrascate. Egli, insieme con gli uffici della nuova istituzione provinciale, fu il primo ad occupare il nuovissimo Palazzo Senatorio, sorto in prossimità del porto (più o meno nello spiazzo che fronteggia oggi l'attuale palazzo municipale) ed andato distrutto negli anni successivi al disastroso terremoto del 1908. La fine dell'Intendenza del Vallo di Messina giunge formalmente il 14 giugno 1860, quando Garibaldi, Dittatore dell'Isola, nomina il dottore Emanuele Pancaldo Governatore del Distretto di Messina. In Sicilia i sette "valli" borbonici, senza ulteriori modifiche territoriali, furono integralmente presi in carico dall'amministrazione del nuovo stato unitario d'Italia con la denominazione di "Province". Si era estesa, in sostanza,all'intero Mezzogiorno d'Italia la legge 23 ottobre 1859 che regolava l'amministrazione civile del regno di Sardegna.

Il territorio nazionale risulta così suddiviso in Province, Circondari, Mandamenti e Comuni. In un primo assetto dell'ordinamento provinciale, il Prefetto, funzionario dello Stato, è ancora - nel contempo - rappresentante locale del Governo e capo dell'Amministrazione Provinciale (in quanto presiede la "Deputazione Provinciale", corrispondente all'attuale "Giunta"). E' pure presente un "Consiglio Provinciale" di formazione elettiva, con un proprio Presidente, ma tale organo, ovviamente, non ha funzioni amministrative. La sede del Consiglio, della Giunta Provinciale Amministrativa e della Prefettura messinesi è la Casa Professa dei Gesuiti, in pratica un convento cinquecentesco annesso alla chiesa di S.Nicola dei Gentiluomini, sito più o meno nella stessa area su cui oggi sorge il Palazzo dei Leoni della Provincia Regionale. L'immane disastro cagionato dal terremoto del 28 dicembre 1908, com'è noto, distrusse quasi totalmente le città di Messina e Reggio Calabria, estendendo i propri effetti ben oltre tali località, sino a comprendere una vastissima area dello Stretto e, quindi, gran parte delle due province interessate al terribile sisma, cui si accompagnò un rovinoso maremoto.

Nell'occorso la sola città di Messina ebbe tra 60.000 e 80.000 morti. In tale contesto, naturalmente, anche l'Amministrazione Provinciale, come ogni altro ufficio pubblico, con gli organici decimati e privi di sedi e di mezzi materiali, dovettero per lungo tempo troncare ogni attività che non fosse strettamente connessa con i problemi della sopravvivenza materiale della città e con i piani della sua rinascita. Vastissimo fu il contributo dell'Amministrazione Provinciale alla ricostruzione cittadina. Nel 1926 l'ente Provincia deliberava di adottare uno stemma proprio, diverso da quello delle istituzioni comunali messinesi e che si riallacciasse storicamente alle tradizioni di ente preposto all'amministrazione di una delle più importanti circoscrizioni della Sicilia.

Venne quindi adottato lo stemma costituito da "un leone rampante in oro con bocca aperta, la lingua sventolante, la coda ripiegata verso la schiena e la testa in profilo sormontata da corona, reggente con le due zampe anteriori lo stendardo della città di Messina, con asta in colore nero e drappo con croce d'oro in campo rosso e con motto: FERT LEO VEXILLUM MESSANAE CUN CRUCE". Le tragiche vicende del secondo conflitto mondiale coinvolsero purtroppo anche Messina in maniera assai profonda, vanificando in gran parte gli oltre trent'anni della ricostruzione post-terremoto. E' noto infatti che la città, specie nelle ultime fasi della guerra prima dell'occupazione anglo-americana, subì intensi e pesanti bombardamenti aerei. Nei primi giorni del gennaio del 1944, col pieno accordo dell'Avv. Pisani, del Prefetto Stancanelli e del Maggiore americano Norman Ramsey, all'epoca dirigente della Allied Commission (la Commissione Alleata per l'amministrazione delle zone occupate militarmente), si insediò la nuova amministrazione che si attivò immediatamente per la ricostruzione della parte danneggiata della città.

L'attuale Provincia Regionale di Messina Dall'epoca del riordino su basi democratiche dell'Ente provinciale, i suoi compiti sono rimasti sostanzialmente invariati, se pure via via incrementati di innumerevoli nuove funzioni, affidate alla Provincia sia dallo Stato che dalla Regione. Assume particolare importanza la legge della Regione Sicilia n.9 del 6 marzo 1986 con la quale si attua una rilevante riforma degli enti provinciali siciliani, chiamati ufficialmente "Province Regionali", configurate come "liberi consorzi di Comuni". La piccola riforma attuata da questa legge prevede una notevole rivalutazione dei loro ruoli, mediante l'attribuzione di nuovi compiti, come quelli in materia di comunicazioni e trasporti, di urbanistica commerciale, di edilizia pubblica, di localizzazione di impianti e altro. La legge 9/86 ha praticamente precorso la riforma nazionale delle autonomie locali, rispondendo compiutamente alle esigenze di "semplificazione, unificazione e articolazione dei poteri locali sulla base del principio: un territorio - un governo" e ha consacrato la Provincia Regionale quale unico Ente intermedio tra il Comune e la Regione, espressione dell'autogoverno della Comunità territoriale che essa rappresenta. Oggi il territorio provinciale si estende per 3.247 Km. quadrati; comprende 108 Comuni, per un complesso di 669.323 abitanti residenti (secondo i dati del censimento del 1981).

Dal volume "Il Palazzo dei Leoni", Storia e Architettura dell'Istituzione Provinciale di Messina, Rocco Sisci, Franco Chillemi, Massimo Lo Curzio, Mariano Sprizzi, E.D.A.S. Messina.