Mirto

comune

Pubblicato il:

14 novembre 2006

Ultima revisione:

22 novembre 2010


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Posto nel cuore dei Nebrodi a circa 430 metri sul livello del mare, veniva denominato con privilegio di re Ruggero datato 1134, Myirti o Myrtus. Il nome è probabilmente connesso alla presenza dei mirteti di cui un tempo era ricco il territorio. Della sua esistenza si ha notizia nel secolo XIII durante il regno di Federico II che lo concesse a Vitale di Aloisio. Feudo di varie famiglie nobiliari nei diversi secoli venne acquistato dai Filangeri, conti di S.Marco, che nel 1643 divennero principi di Mirto.

Fu in passato un centro fiorente per la coltivazione del baco da seta e per la produzione di vino. Fino a tutto il secolo XVIII vi fu un attivo artigianato del legno come dimostrano alcune pregevoli opere ancora esistenti (cori scolpiti in legno, cornici in legno dorato del '600 e del '700). La Chiesa del Crocifisso ha un pregevole portale tardo-medievale mentre all'interno della Chiesa Madre si conserva uno splendido crocifisso ligneo seicentesco attribuito a frà Umile da Petralia. Nella Chiesa di S.Maria del Gesù si può ammirare una Madonna con il Bambino scolpita da Giuseppe Gagini.

Il reddito attuale proviene quasi esclusivamen-te dall'agricoltura (uliveti, vigneti, agrumeti), da una piccola industria per la lavorazione del marmo e da una fabbrica di abbigliamento. Anche se di rado, è ancora possibile trovare qualche artigiano che realizza ceste e panieri lavorando artigianalmente la canna. Mirto ha dato i natanti al celebre botanico Francesco Cupani.