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Piccolo centro ubicato in una vallata racchiusa da pendii di monti derivati dai Peloritani. Compreso nel territorio di Taormina, il paese nel 1632, fu messo in vendita per ordine regale e fu possesso quindi di varie famiglie feudali. Nel 1678 i diritti vennero acquistati dai Vigos di Genova. Secondo la tradizione orale Gallodoro risale ad epoca remotissima; sorgeva anticamente col nome di Bocena o Picena, una città greca situata nella zona compresa tra Quartara e Sant'Anna, dove secondo vecchie testimonianze, in seguito a lavori campestri, alcuni contadini hanno trovato tombe, monete, anfore ed altri oggetti vari. Un'altra zona archeologica potrebbe essere considerata il monte Castellaccio situato a sud-est del centro abitato. Gli abitanti in seguito alla carenza d'acqua lo abbandonarono e si trasferirono, alcuni a Gallodoro, altri a Mongiuffi Melia. Ancor oggi sul monte restano ruderi di un'antica chiesa dedicata a S.Leonardo.
Gallodoro ebbe in passato importanza nel campo ecclesiastico, fu infatti casa parrocchiale ed antico eremo dei Padri Gesuiti, espulsi il 14 aprile 1768 dal vicerè D.Giovanni Fogliari di Aragona. Un altro monastero sorgeva, nella zona cosidetta "ospidalieri" risalente al 1793; testimonianza di ciò è una croce in pietra che porta la suddetta data.
Oggi Gallodoro si presenta con un centro urbano di tipo collinare con caratteristico intreccio di strade e viuzze che si ammontano. Per quanto riguarda le attività economiche, modeste si presentano quelle dell'agricoltura e quella dell'artigianato. Quest'ultima fu fiorente sicuramente 50 anni fa soprattutto per quanto riguarda l'attività tessile e dello scalpellino. Tuttora si conservano attrezzi antichi a testimonianza di questi mestieri.