Cenni storici:
Domina dall'alto, l'intera vallata del Rosmarino; di intenso richiamo la "Grotta del Lauro", singolare per le stalattiti e stalagmiti che, ivi, si possono ammirare. Le origini risalgono al XII sec.a.C.; si narra che, venne fondata dagli arabi, che diedero il nome di "Al-Quariah-al Fusà" (villaggio spazioso).
Economia:
Centro agricolo (uliveti,vigneti,cereali) ed allevamento del bestiame (bovini,equini,ovini,suini); tessitura artigianale di tappeti locali realizzati con filo di cotone bianco e pezzi di stoffa di diversi colori, ritagliati a striscioline, che prendono il nome di "pizzare".
Santo Patrono:
S.Nicolò Politi
Festa Patronale:
3 maggio e 17-18 agosto, Feste del Patrono; 24 giugno, Festa del "Muzzuni".
Altre informazioni:
Il centro di Alcara Li Fusi, ubicato a circa 400 m.s.m., nel cuore dei Nebrodi, è adagiato ai piedi di una suggestiva catena rocciosa, dall'aspetto dolomitico e domina dall'alto l'intera vallata del Rosmarino.il particolare richiamo, a 1068 m di altitudine, nel massiccio roccioso del Crasto, è la "Grotta del Lauro" per il suggestivo spettacolo di stalattiti e stalagmiti che si possono ammirare al suo interno. Ai piedi del massiccio roccioso del Crasto è ancora possibile trovarvi alcune interessanti specie di uccelli quali: l'aquila Reale, il falco Pellegrino, il corvo Imperiale che in questo luogo hanno trovato l'ambiente idoneo per nidificare.
Le origini di Alcara Li Fusi si fanno risalire a circa il XII sec.a.C..Si narra, infatti, che dopo la distruzione di Troia un certo Patrone, seguace di Enea, nativo della città di Turio e perciò detto il Turiano, approdato sulla costa settentrionale della Sicilia, nei pressi di Acquedolci, si spinse all'interno e, trovato il luogo ideale, vi costruì un castello detto Turiano, attorno a cui si costituì il primo nucleo del borgo.
Nell'anno 855 i Saraceni ccuparono e distrussero la città del Crasto ubicata nel territorio di Alcara e successivamente la città di Demena che sorgeva nei pressi. I superstiti greci di Crasto e di Demena si stabilirono a Turiano che dai Saraceni vanne chiamata Akaret, parola greca che vuol dire fortezza. Compresa nella valle Demona venne denominata Alcara Valdemone fino al 1812 quando assumerà l'attuale nome di Alcara Li Fusi perché molto fiorente era, a quel tempo, l'industria dei fusi per filare la lana , la seta e il lino. Da circa trent'anni la scomparsa della produzione locale di lana e di lino ha determinato la conseguente scomparsa della produzione dei fusi. Alcara conserva ancora intatto, specie nel quartiere "Motta", primo nucleo abitato della cittadina, il fascino dell'antico con i suoi caratteristici vicoli medievali che ricordano i tipici quartieri arabi.
Del "Castello Turio" che domina il paese rimangono alcuni ruderi tra cui una torretta quadrata di ruta su una rupe rocciosa. Ai piedi dell'antico castello si trova la caratteristica fontana "Abate" alimentata da sette grandi getti d'acqua.Notevole è la Chiesa Madre con le absidi ed il campanile del XVI sec., all'interno della quale si trovano numerose tele del sei-settecento ed un pregevole organo del XVII sec.. Splendido monumento di architettura rinascimentale è la Chiesa del Rosario con un elegante portico del XV secolo.Nei pressi del quartiere Badia si trova la Chiesa di S.Pantaleone del XVI secolo all'interno della quale si conservano un pregevole dipinto del cinquecento di scuola antonelliana e un organo del XVI secolo. Nella Cappella del Rogato, un tempo annessa ad un monastero basiliano, è ancora possibile ammirare uno splendido affresco murario bizantino che raffigura la morte della Vergine. In un contesto paesaggistico di particolare bellezza si trova, infine, l'antico eremo di San Nicolò Politi, meta ogni anno di un devoto pellegrinaggio.
Ma Alcara Li Fusi, oltre che per le bellezze naturalistiche del suo territorio e per il notevole patrimonio artistico, è conosciuta per la caratteristica festa del "Muzzuni" (brocca senza collo), una celebrazione che rievoca elementi paganeggianti in onore di Adone e Afrodite (dea della fertilità e dell'amore) le cui origini risalgono al IV e V secolo a.C. e che si è tramandata ininterrottamente fino ad oggi. Le principali fonti di reddito provengono dall'agricoltura (oliveti, vigneti, cereali) e dall'allevamento del bestiame (bovini, ovini, equini, suini). Particolare importanza riveste la tessitura artigianale di tappeti locali che vengono realizzati con filo di cotone bianco e pezzi di stoffa di colore diversi accuratamente ritagliati a striscioline che prendono il nome di "pizzare". Un artigianato tipico che, riscoperto da circa un ventennio dalle donne alcaresi, costituisce un ulteriore prezioso elemento di valorizzazione del territorio.