Già in epoca precristiana il culto principale nella greca Zancle era rivolto alla regina delle messi, Demetra. Ancor prima, in epoca preistorica, risulta documentata l'adorazione della Dea Madre, origine della vita. Con il cristianesimo, in città nasce la devozione a Maria Madre di Dio. La tradizione dell'invio della Sacra Lettera di protezione, costituisce il riferimento della fede dei messinesi alla Vergine.
La Vara è un carro di forma piramidale, alto circa 14 metri, dal peso di circa 8 tonnellate, che viene fatto slittare sull'asfalto bagnato. Il traino avviene ad opera di circa un migliaio di devoti, uomini e donne, giovani ed anziani, che tirano attaccati alle due gomene lunghe ciascuna oltre 110 metri.

Attorno alla base, poggiati ad un reticolo di stanghe a crociera, vogatori e timonieri ne dirigono il percorso di volta in volta correggendo eventuali sbandamenti del carro. Il nome Vara è spesso alternato a quello di Bara, tale essendo la teca che contiene il corpo esangue della Madonna, posto nel piano di base della struttura. E' bene ricordare che tutti i termini relativi al carro ed ai suoi tiratori sono di derivazione marinara (timonieri, vogatori, gomene, ciurma, fischietto e bandiere), come pure barare è il verbo riferito allo spostarsi della nave quando scivola in acqua, come la Vara scivola sull'asfalto.
Una sorta di enorme slitta sormontata dalla complessa raffigurazione allegorica dell'Assunzione, si muove al grido di Viva Maria (un tempo Viva la Madonna Santissima), senza sterzo e senza freni, miracolosamente. Sopra la robusta slitta, un tempo in quercia e dal dopoguerra in ferro, vi erano 12 ragazzini che raffiguravano gli apostoli, attorno al corpo giacente della Vergine, seguono nuvole ed angeli e, contrapposti, sole e luna raggiati, quindi il globo terraqueo che sostiene la figura di Cristo, sulla cui destra poggia la candida Vergine. Il tutto è cosparso di figure variopinte di angeli, cherubini e serafini.
La Vara, costruita in un primo tempo nel 1535 per l’ingresso di Carlo V, venne a mano a mano ampliata e, a più riprese, trasformata. Però dopo tante modifiche, essa conserva, nelle spranghe del ceppo, tracce di mano d’opera che fanno pensare ad epoche anteriori al Cinquecento. Per tre secoli destò l’orgoglio dei cittadini, e l’ammirazione dei forestieri. Ed a ragione, quando si pensi ad una prodigiosa piramide umana di oltre 150 fanciulletti, incoronati di fiori e riccamente vestiti, che col gesto e con la voce, rotando in vari sensi, osannano alla Vergine. Fino al 1860 tutti i personaggi erano viventi, la sostituzione con statue di legno e cartapesta fece venir meno il colloquio che, in dialetto messinese, si svolgeva tra Maria e suo Figlio durante le soste. L'intera struttura che è costituita dall'assemblaggio di decine di pezzi che ogni anno vengono montati e smontati, poggia su di una struttura in ferro battuto detta campana, che comprende articolati ingranaggi meccanici che, mossi da abili manovratori, fanno animare tutto l'apparato durante il tragitto, conferendo ulteriore fascino.
In tanti anni della rischiosa cerimonia non si registrano che due soli incidenti; uno nel 1680, quando la Vara si spezzo, dal Globo in su, e sei ragazzi precipitarono tra la folla, senza che alcuno riportasse ferite o contusioni; ed un altro, nel 1738, allorché si ruppe l’asse attorno a cui girava il sole: anche stavolta, i 4 bambini attaccati all’astro restarono incolumi. Dal portento del 1738, scaturì un processo canonico. Fu riconosciuto il miracolo e si volle eternarne la memoria. In origine la Vara era munita di ruote che, dopo il 1565, furono sostituite da scivoli in legno per consentire il trascinamento sul selciato. E a trascinare la Vara mediante due lunghe gomene, è il popolo messinese, con l’azione congiunta di "capicorda, vogatori, timonieri, macchinisti e comandanti", al grido di "VIVA MARIA!".
Perché "Meravigliosa Festività" è questa, scriveva nel 1591 Giuseppe Carnevale, dottore in legge, e, la Vara, "per l’altezza, e grandezza sua, e anche per l’ammirabile arteficio, e magistero, si ritiene che sia, la più bella, e pomposa cosa del Mondo".