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CONGEDO DI PATERNITÀ: UNA CONQUISTA E UN DIRITTO DA ESIGERE

Abbiamo appena festeggiato la festa del papà e mi piace ricordare che è stato reso strutturale dalla Legge di Bilancio 2022, il congedo di paternità obbligatorio di 10 giorni. Era il 2012, quando si introduceva una legge che, in via sperimentale, introduceva l’obbligo per i padri di astenersi dal lavoro per un giorno entro cinque mesi dal parto. In dieci anni, il congedo è stato decuplicato e diventa strutturale, non necessiterà più di un rinnovo annuale.

In cosa consiste la misura?

I neo papà, a decorrere dal 1° gennaio 2022, godono del congedo di paternità obbligatorio di 10 giorni, entro i primi cinque mesi dalla nascita del figlio, come previsto dalla Legge di Bilancio 2022, aggiuntivo a quello della madre, con una indennità giornaliera a carico dell’INPS pari al 100% dello stipendio e contribuzione figurativa e la possibilità di utilizzarli anche in via non continuativa.

Ci sono rischi per chi usufruisce del congedo?

Sono 10 giorni di congedo con stipendio coperto totalmente, contributi pensionistici garantiti, computati nell’anzianità di servizio a tutti gli effetti, compresi quelli relativi alla tredicesima e alle ferie. Nessun pregiudizio dunque sulle progressioni di carriera.

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Certamente una grande conquista, ma anche un diritto da esigere di cui possono fruire i padri lavoratori dipendenti privati anche adottivi, affidatari o collocatari, ma per fruirne è necessario fare domanda sul sito dell’INPS.

Quale obiettivo si prefigge questa misura?

Una misura resa strutturale che dovrebbe favorire una più equa condivisione dei ruoli ed una migliore  conciliazione vita e lavoro, poiché come sappiamo la genitorialità ricade quasi sempre a totale carico delle donne.

Quando parliamo di genitorialità tendiamo a trascurare il ruolo del padre a causa di stereotipi culturali, come ad esempio chiamare “mammo” un papà che si occupa dei figli o della casa, invece che semplicemente papà. Per fortuna sono sempre di più i padri che scelgono di rompere questo modello culturale ormai anacronistico e che scelgono di rimanere a casa dal lavoro per dedicarsi ai figli e alle figlie.

Non è una cosa straordinaria, significa essere semplicemente genitori, al di là degli stereotipi, e avere un ruolo genitoriale attivo, condividendo ruoli e responsabilità.

E’ una misura ancora poco conosciuta e diffusa.

In effetti, sono ancora pochi i neo padri che usufruiscono del congedo obbligatorio, per cui è necessario far conoscere questa opportunità, attraverso campagne di comunicazione e di informazione, ma anche sensibilizzazione per una cultura della condivisione delle responsabilità di cura e familiari tra donne e uomini. Ma soprattutto perché è bello poter vivere la pienezza di momenti unici come la paternità. Poter stare con i figli è  un diritto di tutti oltre a colmare un divario di genere.

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L’Italia comunque resta il fanalino di coda con 10 giorni di congedo obbligatorio, se pensiamo ai 12 mesi della Svezia e le 46 settimane della Norvegia ripartiti con il partner, in Spagna sono previste 16 settimane, in Francia 28 giorni. Il vero salto nel nostro paese, si aspetta per il futuro con l’idea di portarlo fino a tre mesi.

E per i lavoratori del pubblico impiego?

La norma attualmente si applica solo ai lavoratori del settore privato, in quanto le norme attuative di armonizzazione da parte del Ministero della Pubblica Amministrazione non sono state emanate, quindi non applica ai dipendenti pubblici. Ma è già pronto uno apposito schema di decreto, finalizzato a recepire una direttiva europea finalizzata a superare la vigente disparità nel nostro paese.

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